L’azienda del distretto di Sassuolo, seconda solo a Mapei, ha chiuso il 2020 con quasi 500 milioni di fatturato. Ha appena varato un piano industriale quinquennale da 175 milioni complessivi per guidare lo sviluppo di soluzioni tecnologicamente avanzate. Ma anche per valutare eventuali M&A. E poi, le partnership con Ammagamma e Illimity. Parla il DG Claudio Motta.
Domanda: può un’azienda leader nei materiali e nei servizi per l’edilizia sostenibile farsi pioniera della tecnologia da portare nei cantieri? La risposta è ovviamente affermativa. Specialmente se questa azienda è nata e cresciuta in uno dei distretti più attivi in Italia, quello dell’edilizia e della ceramica di Sassuolo. Parliamo di Kerakoll, che nella provincia emiliana è il secondo player per importanza, con fatturato di poco inferiore al mezzo miliardo, dopo il gigante Mapei della famiglia Squinzi che “flirta” con i tre miliardi. Non è un segreto, d’altronde, che la forza di Kerakoll e di Mapei stia nel fatto di aver creato un brand in un comparto, quello della chimica per l’edilizia, che non ha marchi particolarmente riconoscibili. Kerakoll, in particolare, ha avuto la capacità di aumentare il proprio fatturato in modo considerevole, passando dai 10 milioni degli anni ‘90 agli attuali 486.
Ma, si diceva, la tecnologia. «Per noi è un tema estremamente sfidante – spiega a Industria Italiana Claudio Motta, direttore generale di Kerakoll – perché significa abbattere i tempi di lavorazione, ridurre i costi, diminuire la mole documentale, snellire le procedure burocratiche».